Dal pomeriggio di venerdì 5 agosto il Carnico ha una tifosa in meno. La mia mamma non c’è più e non potrò più immaginarmela lì che ascolta la radio in attesa del mio collegamento o di un gol di Alessio. Perché lei era così, doveva “entrare” in ogni cosa della mia vita. Ed aveva capito che il Carnico è una cosa importante della mia vita. Se ne è andata senza poter rendersi conto di quanto affetto esista in questa grande famiglia che è il Carnico. L’ho scritto tante volte e mai, dico mai, ho pensato che fosse una frase fatta. I vostri messaggi, le vostre testimonianze di stima ed amicizia mi fanno amare questo ambiente ancora un po’ di più, perché quando le cose ti toccano il cuore scopri quanto siano vere. E dal pomeriggio di venerdì l’affetto che mi avete dimostrato mi ha reso meno triste questo passaggio. Ed è proprio mentre vi scrivo queste cose che forse capisco perché anche la mia mamma si interessava di Carnico: aveva capito che c’è un calcio che si gioca con i piedi ed uno che si gioca con il cuore.

Un ringraziamento particolare va ad Elio Pascoli. Lui è uno che dal Carnico è uscito per scelta, deluso da certi comportamenti. Me lo aveva scritto perché lo pubblicassi sul sito e me lo ha ribadito in lunghe chiacchierate, quando, in notti interminabili e piene di tristezza, stavo vicino a mia madre in ospedale, dove lui lavora con passione e grande professionalità. Elio mi era vicino l’ultima notte di vita di mia madre, dopo averne seguito per mesi le vicende, propinandole una flebo ed un sorriso, una pillola ed una carezza. Io vorrei che Elio leggesse tutti i messaggi che mi hanno mandato, perchè vedendo quanti valori (ma mica quelli tecnici…) convivano in questa ambiente, forse gli tornerebbe un po’ di voglia di sedersi di nuovo su qualche panchina del Carnico. Perché c’è un calcio che si gioca anche con il cuore ed è formato da tanti giocatori: la famiglia del Carnico. Alla quale, tra una lacrima ed un sorriso, dico semplicemente: grazie.